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I Custodi Del Maser



M.P.

I Custodi del Maser è una storia di fantascienza che mescola elementi classici del genere ad un worldbuilding più ricco di quanto possa apparire in un primo momento. Si compone di sei volumi in formato cartonato che ben si adatta alle ricchezza delle immagini.
La storia si sviluppa in meniera lineare, aprendosi nel mezzo della riceca di Zerit del Maser, una torre perduta di importanza fondamentale per il futuro dell'umanità. Incontriamo subito Fango, che Zerit, suo malgrado, coinvolge nell'avventura, e Ciro, un robot-lettore che assolve bene al suo compito narrativo di spalla del protagonista... o per meglio dire: dei protagonisti. Infatti i personaggi chiave della vicenda lungo tutto il corso della sua evoluzione sono almeno quattro. Già nei suoi primi atti alle peripezie di Fango e Zerit, si aggiunge la narrazione di Erha, che parte alla ricerca del padre (Zerit) e i cui sogni premonitori alludono fin da subito alla sua importanza nella storia. Il quarto personaggio chiave del racconto lo si incontra solo a circa metà della narrazione totale, cionondimeno la silenziosa Tyta avrà un ruolo di primo piano in quelli che saranno gli ultimi nodi della storia. Per quanto la narrazione de "I Custodi" sia corale, è possibile notare come punto di vista privilegiato sia quello di Fango, dato che la vicenda si apre con il suo ingresso in essa e l'ultimo capitolo della stessa viene raccontato con le sue parole, tramite il diario che tiene durante il suo soggiorno nel VIllaggio Perduto. Il ritmo è incalzante, per quanto i volumi possano sembrare corti non si ha la sensazione che parti della narrazione siano troppo stringate per necessità di spazio o che ci siano elisioni di discutibile rilevanza, anche per questo un sunto completo della vicenda richiederebbe di trattare eventi troppo succosi per poter essere spoilerati. Ci sono, invero, un paio di punti, durante il racconto, che mi sarebbe piaciuto vedere arricchiti, in particolare durante la narrazione degli eventi conclusivi avrei davvero gradito almeno un piccolo riferimento alla figura di Danheel...insomma una lacrimuccia mancata...
Come già accennato il mondo de "I custodi del Maser" è più ricco di quanto possa sembrare di primo acchito: oltre a figure che richiamano la mitologia classica (anche se, di solito, appartente al genere fantastico) come i nani, reinterpretati da Frezzato in chiave coerente con la sua ambientazione, e ad altri popoli di fattezze umane, come gli Ego, la vicenda è attivamente animata da creature di tutti i tipi: dai grossi Yok, ai topi schifosi, dagli acari e le mosche-ragno, ai Daesum. Notevole sono anche le sezioni di approfondimento che riguardano alcune di queste creature presenti al termine del secondo volume.


Un altro elemento di notevole interesse narrativo è la composizione squisitamente fumettistica, anche se non necessariamente innovativa, di alcune tavole, quale quella in cui Fango narra ciò che sta succedendo a Zerit, nel suo tentativo di fuga dai nani, tamite visioni fugaci catturate con il trinocolo, oppure quella che narra l'entrata di Fango, Erha e Zerit nella torre del Maser, o ancora le due tavole in cui viene raccontata la vita dei sopravvissuti nel Villaggio Perduto che si aprono con una scena continua ma narrativamente divisa in due. Insomma diverse sono le soluzioni con le quali Frezzato dà prova di essere un buon narratore, oltre che un eccellente artista. Dal punto di vista visivo, infatti, i suoi acrilici (spero davvero di non sbagliarmi riguardo alla tecnica) sono ricchissimi e potenti nel descrivere gli ambienti in ogni loro atmosferico dettaglio, e anche quando passa alla colorazione digitale quasta sua ricchezza non viene sminuita, anche se, forse, un po' "pulita". Notevole è, poi, l'espressività dei personaggi; trovo, personalmente, impagabili le espressioni di Fango e la faccia che Erha fa mentre Fango e Zerit battibeccano durante la loro reclusione presso l'isola dei nani.
Come al solito per dire poche cose mi sono dilungato in abbondanti parole, in definitiva, i Custodi del Maser è una lettura davvero piacevole, che consiglio caldamente.

I.G.
Frezzato è uno dei miei autori preferiti. Mischia sapientemente diverse influenze, anche il manga. Dice di ispirarsi a Miyazaki, ma non troppo.
Beh, molte scene hanno effettivamente un non so ché di Miyazakiano.
La tecnica di Max sfiora praticamente la perfezione: Con una base ad acrilico sia diluito (soprattutto negli studi) che molto denso, ripassa i contorni a inchiostro (può darsi anche pennarellino) e rifinisce con grafite e qualche volta pastelli.


Una cosa che mi ha colpito è che usa la graphite per ombreggiare anche la pelle: potrebbe sembrare strano utilizzare ombre così poco saturate, ma lui ci riesce pienamente; attraverso dei piccoli ghirigori riesce a costruire sfumature visibili solo da lontano, un po' come il lavoro degli impressionisti, che giocavano sulla grandezza del formato.
I suoi personaggi vantano una forte espressività e un eccezionale chara design. (adeguatamente spiegato a fine volume)
Trovo che Frezzato sia molto bravo a rappresentare gli uomini e gli anziani (come Miyazaki, tra l'altro) e si diverta anche molto a disegnarli, vedo nei suoi vecchietti molta spontaneità, è uno di quei soggetti che quando li disegni ti basta mettere una linea qui e una là senza pensarci troppo e viene fuori esattamente quello che volevi. Non vedo la stessa spontaneità nelle ragazze, penso che sia perché gli è più difficile trovare referenze in tempo reale. Difatti, in molte vignette, le ragazze cambiano completamente volto, Maraa Kamé è una delle più "trasformiste" della serie, insieme a Tyta ed Erha.
Trovo interessante il modo di delineare le vignette, che si limita solo al vuoto. Senza bordi, senza nulla, scelta possibile solo per una pagina a colori e piena come quelle che disegna lui.
La disposizione delle vignette è ben gestita, Frezzato ha ben capito il valore della grandezza delle vignette: nelle scene più veloci, utilizza uno schema molto fitto, per sottolineare la frenesia, quando non si deve capire cosa succede, lui imposta bene la pagina purché così accada.


Ho notato che predilige molto le sequenze cinematografiche e in particolare, le sequenze di due o tre vignette ripetute che mantiene lo stesso fondale e la stessa inquadratura, un po' come nei fumetti a strisce o a gag.
Tuttavia, ci sono momenti che necessitano di più "importanza" a cui, però non ne dedica abbastanza, purtroppo. Certe scene risultano poco dinamiche, un difetto che molti fumetti occidentali possiedono.
Adoro la scelta dei baloon disegnati a mano, a mio parere i bordi irregolari conferiscono loro più personalità.
Personalità che è però smorzata un pochetto dalle onomatopee al computer, di una bruttezza abbastanza evidente, almeno, per quanto riguarda quelli realizzati al computer nel numero 5.
Credo che nonostante qualche difetto (che abbiamo tutti), Frezzato sia uno dei migliori fumettisti italiani conosciuti a livello globale.
Più all'estero che da noi, a dire la verità.
E questo sì che è un grande peccato.

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